Genere: documentario
Formato: HD
Durata: 67’
Produzione: Kiné
Il Rostom è una struttura di accoglienza notturna per senzatetto situata nell’estrema periferia di una grande città. Dal buio, tra una sigaretta e l’altra, emergono i volti e le parole di chi resta nel dormitorio per una sola notte o di chi ne ha fatto la propria casa. Uomini e donne con un passato difficile, esiliati in un presente di perpetua attesa. Una galassia perduta a debita distanza dal passato e dal futuro.
Da anni alterno la mia attività di regista a quella di operatore sociale e per cinque anni ho lavorato al Rostom di Bologna. Ho avuto modo di conoscere e condividere aspetti intimi della vita di centinaia di persone ospitate nel centro. L’impatto con questa realtà è stato violento: i suoi ospiti sono perlopiù persone emarginate, disadattate e sole. Sono sempre rimasto molto colpito da come dietro questa fragilità di uomini e donne, dietro la loro solitudine, si nascondesse una grandezza: un senso di rivolta, qualcosa di inutile e spesso distruttivo, ma al contempo capace, se visto da vicino come nel mio caso, di trasmettere l’essenza delle cose, di attraversare gli altri con qualcosa di pulsante, vitale e capace di emozionare.
La voce narrante del film è quella di David, un inglese che da sette anni vaga per il mondo ed è approdato al Rostom esausto e desideroso di rimettersi in piedi e raccontarsi. Con un registratore a cassette tiene un diario vocale in cui registra le proprie impressioni, le riflessioni sulla vita, sui propri sogni e sugli incontri con gli altri ospiti del dormitorio.
Diplomato in cinema d’animazione, ha collaborato con varie case editrici in qualità di disegnatore e illustratore. Nel 2012 realizza Anita, presentato in concorso al 30° Torino Film Festival e a DocLisboa. Attualmente è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino.
Il Rostom è un centro d’accoglienza per persone senza dimora con bisogni indifferibili e urgenti, gestito a Bologna da Piazza Grande. É frequentato da uomini e donne con disagi sociali, economici o psichici, con problemi di salute, di dipendenza, ex-carcerati o persone con un vissuto difficile, spesso drammatico. La struttura deve il suo nome a un ospite storico del dormitorio, Rostom Mollah, di origine bengalese, morto sulla strada nell’inverno del 2013. Per il ruolo che ricoprono all’interno del centro, gli operatori sociali hanno un contatto diretto e intimo con molti ospiti. Per molti di loro, soprattutto quelli che vivono da più tempo nel dormitorio, gli operatori sopperiscono, almeno in parte, a quei legami familiari e di amicizia che hanno spesso perduto.